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Malati terminali, sfida sulla qualità della morte

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Domani all’hotel Michelangelo un simposio dedicato alla desistenza terapeutica: la difficile scelta di come affrontare la fine di un’esistenza

Il dramma coinvolge ogni anno anche migliaia di bambini: il 60 per cento è colpito da disfunzioni genetiche
Sarà un po' come mettere il dito in una piaga che fino ad oggi, nel nostro Paese, è stata coraggiosamente affrontata da pochi addetti ai lavori, circondati spesso da un diffuso pregiudizio e da atteggiamenti miopi.Nasce con questo spirito il simposio dal titolo "Le decisioni di fine vita: quale il ruolo della desistenza terapeutica" organizzato dall'Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri della provincia di Venezia e che si terrà sabato 24 maggio (dalle 9 alle 13.30) all'hotel Michelangelo di Mestre."Un appuntamento - spiegano il dott. Maurizio Scassola, presidente dell'OMCeO veneziano e il dott. Cristiano Samueli, responsabile scientifico del simposio - che rappresenta una sfida, perché per la prima volta in Italia la desistenza terapeutica diventa tema di discussione tra mondi diversi che, se messi in dialogo tra loro, possono creare le basi per importanti svolte nel campo delle terapie di fine vita".
Tra i muri che il simposio punta ad abbattere, quello della confusione terminologica che frequentemente porta ad intendere la desistenza terapeutica (pratica che sostituisce ogni atto finalizzato a tenere artificialmente in vita il paziente con una terapia per alleviarne il dolore ed accompagnarlo verso la fine) come sinonimo di eutanasia.
Il tavolo del confronto, cui siederanno tra gli altri il chirurgo internazionale e presidente uscente della commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari e il teologo don Corrado Cannizzaro, docente di bioetica presso lo Studium Generale Marcianum di Venezia, ruoterà quindi attorno a due filoni principali.
"In primo luogo - spiegano Scassola e Samueli - approfondiremo gli aspetti etici e deontologici legati alla desistenza terapeutica, affrontando il concetto della qualità del morire e analizzando le dinamiche umane che si sviluppano tra medico, familiari e paziente, nel momento in cui arriva la difficile scelta di come affrontare la fine di un'esistenza".
Il secondo tema cruciale del simposio è la giurisprudenza e le leggi per regolamentare la desistenza terapeutica, "già nei fatti praticata ma non ancora riconosciuta attraverso una normativa".
I dati, riferiti al 2005 ma ancora del tutto attuali, ci dicono che il 62\% dei decessi registrati nei reparti di rianimazione italiani avviene perché i medici, dopo un confronto con i familiari, decidono un atto di desistenza terapeutica, come può essere quello di sospendere la ventilazione forzata o non aggiungere un'ulteriore cura che si ritiene inutile. Di qui la necessità di intervenire per introdurre una legge ad hoc.
Un dramma che coinvolge purtroppo anche migliaia di bambini ogni anno con circa 1200 decessi (40\% per tumori e la restante percentuale per gravi problemi genetici).
Attualmente medici e famiglie sono lasciati a loro stessi, ingabbiati in una assenza di normativa che lascia drammaticamente in sospeso una moltitudine di questioni.
Il simposio di Mestre rilancerà in modo chiaro questo problema, così come quello dell'esigenza di avere sul territorio nazionale una rete di hospice adeguati per dare ai malati terminali accoglienza e cure adeguate.

Stefano Babato

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